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martedì 11 dicembre 2018

Oltre, di Giorgia Cozza [Recensione]

Salve a tutti lettori e ben trovati in questa nuova recensione. Oggi sono qui per parlarvi di “Oltre” di Giorgia Cozza, che ci presenta questo suo primo romanzo con la casa editrice de La Corte Editore.



Titolo: Oltre

Autore: Giorgia Cozza

Editore: La corte Editore

Costo del libro: 16,90€| Pag. 412

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Vaol è sveglia, ma crede ancora che si tratti di un sogno. Si trova nella sua città, ma non la riconosce. Palazzi, negozi, parchi, alcuni sono dove devono essere, altri no, non ci sono più. Come è possibile? Cosa sta succedendo? Vaol sta aspettando di svegliarsi, ovviamente. Fino a quando non compare lui. Il ragazzo più bello che lei abbia mai visto e che le spiega tutto: Vaol è morta. Aveva diciannove anni, e ora è finita in una sorta di limbo: una seconda opportunità, le racconta Hans, un altro capitolo per chi ha ancora qualcosa in sospeso. Inizia così l’avventura di una giovane ragazza che a poco a poco si trova coinvolta in una lotta, contro i Primi, gli Oligarchi che riducono in schiavitù i nuovi arrivati. Una lotta capeggiata da suo padre che Vaol ritrova nel limbo. Lui, morto in un incidente d’auto due anni prima, è ora il capo della Resistenza. Così mentre di giorno Vaol combatterà la sua battaglia per abbattere la dittatura; di notte a poco a poco si innamorerà di Hans ogni ora, ogni minuto, ogni secondo di più.




L’ho letto cosa ne penso:


Il libro di cui vi voglio parlare oggi, non è facile inquadrarlo in un genere; potrebbe essere definito fantasy, ma personalmente non ricade sotto tale tema facilmente. La scrittrice è conosciuta per scrivere libri per i più piccoli, sia storie sia saggistica a riguardo, ma non lo inserirei sotto una definizione fiabesca. Giorgia nel suo libro tocca temi reali, forti, e spesso dolorosi; li tocca con attenta cautela, senza premere troppo nelle emozioni, ma comunque usa temi non semplici da gestire. Vediamo quindi assieme come mi è sembrato questo libro.


Cosa mi è piaciuto:


Quello che più di tutto mi ha colpito del libro è lo stile con cui è stato scritto; Giorgia affronta il romanzo mostrandoci la storia dal punto di vista della protagonista, Vaol. Un romanzo quindi in prima persona, di una giovane ragazza che si ritrova senza accorgersene “Oltre”, e dovrà ambientarsi a questa nuova situazione di limbo dalle tinte grigie. Quando parlo dello stile del libro, non mi riferisco alla semplice scorrevolezza della storia, o come riesca l’autrice ad attrarre l’attenzione del lettore; parlo anche di come sono divisi i capitoli; la scelta di dare una continuità alla vita, dopo la sua fine, al conteggio dei giorni passati nel limbo cercando di suddividere gli avvenimenti nell’arco di una “giornata” tipo. Lo stile quindi è influenzato dalla scelta fatta, perché spesso e volentieri si ha la sensazione di leggere il diario di una ragazza, le giornate ci sono descritte come in una cronaca, con pensieri, emozioni e idee messe su carta dalla protagonista stessa. Una scelta che poteva essere rischiosa ma che per questo genere di libro, e per le tematiche descritte, appare quella ideale.


Le tematiche poi che sono toccate in tutta la storia sono molto sentite e soprattutto reali. In un limbo, dove giungono solo alcune anime, così grigio e così poco vivo, si cerca di “vivere” una vita normale; lavoro, amicizia e amori sono cose che esistono “Oltre”, ma questo vale anche per la crudeltà umana. Cercando di non dire troppo della storia che si evolve giorno per giorno, diciamo che l’autrice usa questo pretesto narrativo per esprimerci vicende o problemi della vita reale, forse non vissuta da noi persone ma che esiste. La lotta contro una tirannia, il combattere per la libertà di tutti, gli ideali dell’aiutare il prossimo e non rimanere indifferente verso chi soffre la fame, la lotta dei molti contro i pochi.
Resistere contro la dittatura, contro chi rende schiavi gli ultimi arrivati nel limbo, facendo vivere tutti nello squallore e nella tristezza senza offrire una speranza o comunque dell’umanità. Perché sì questo limbo esiste ma come ci sarà spiegato, se non si “vive” il quotidiano e ci si lascia prendere dallo sconforto, si scompare proseguendo verso l’ignoto. Vaol combatterà e il fuoco e la rabbia verso chi opprime saranno sempre maggiori. Questo è un primo strato, però di ciò cui l’autrice parla. Perché si combatte per una causa giusta, ma ci insegna che la violenza chiama altra violenza, e prima che lotta finisca, prima che il regime crolli, molte vite innocenti andranno perse; ovviamente Giorgia esaspera questa tirannide. Non ci mostra mai i volti o il nemico; sono immagini, persone crudeli senza volto, appoggiate da guardie armate che colpiscono appena qualcuno, alza la testa, quasi a non voler identificare “il nemico” in una persona, quanto nel sistema di governo stesso. Una crudele e ottusa dittatura che pare non consapevole delle scelte che spesso fa, rendendo sempre più forte la resistenza. Non si potrà dire se una lotta passiva avrebbe portato ad altro, ma l’autrice ha stratificato questi pensieri e più ci si concentra su tali tematiche, più sembra chiaro (o almeno per me è stato così). Lottare porta comunque a far soffrire qualcuno e per quanto è la strada più veloce, non è la strada meno dolorosa. Definire cattivo a prescindere il nemico può essere pericoloso, ma avviene soprattutto per la nostra protagonista.
“Sai una cosa Vaol? Tu sei una giovane donna eccezionale. Ma sei giovane appunto e per te il mondo è ancora tutto bianco e nero”
Il passo appena citato non tocca però solo la nostra Vaol, perché se la rivolta andrà a buon fine, se la Causa vincerà sull’oppressore, se per caso i molti si ritroveranno con le armi dei pochi, saranno capaci di controllare quel potere senza farsi soggiogare, oppure, come per Vaol, il mondo sarà per loro tutto bianco e nero? Per quanto queste sfaccettature umane vengano toccate durante il libro in modo attento, sono comunque forti da leggere.



Cosa non mi è piaciuto:


Quello che mi ha personalmente lasciato perplesso e con l’amaro in bocca e sicuramente il finale della storia. Ho trovato le ultime trenta/ quaranta pagine, pesanti e soprattutto pesantemente anticlimatiche. Se la mia prima sensazione che ho provato trovano spiegazione in ciò che ho trovato di buono nel libro (ma siamo sul limite) le scelte delle ultime pagine, proprio sono giunte in un modo che mi ha lasciato senza parole, e non in modo positivo. Non si tratta di essere sorpresi da un finale totalmente diverso da quello che mi aspettavo, ma di un finale che proprio non capisco.
AVVISO: da qui in poi dovrò spoiler are delle cose di trama quindi occhio!
Che Hans fosse uno dei primi, o nel caso una loro spia, si era capito dopo quasi cinque o sei capitoli; la storia romantica d’amore tra Vaol e Hans, così travolgente, così sentita dava l’aria di una sorpresa finale riguardo al ragazzo perfetto, ma così come si sono svolti, i fatti non mi lasciano molti aggettivi; la Causa arriva alla vittoria e Vaol può finalmente vedere la città libera, anche se nel frattempo muoiono tante persone sue amiche arrivando a perdere Ottavio proprio quando tutto stava per finire. Ci si aspetta che quindi la protagonista possa vivere felice…e invece in pochi attimi non solo muore il padre (nel culmine personalmente dell’anticlimax visto come avviene e attorno a chi) ma scopre che Hans fa parte dei nemici; ma non solo! È lui che informa i Primi dell’incontro finale della resistenza, quindi è come se lui avesse ucciso il padre di Vaol; ancor peggio se si pensa che il biglietto che informa dell’incontro finale Hans lo riceve per mano di Vaol stessa. Ora, io capisco che è il padre che ha fatto in modo che le cose andassero così, capisco il motivo di creare un martire in quel modo per portare la gente a combattere unita, e che senza tale gesto l’ultimo attacco ai Primi poteva non bastare, ma comunque queste ultime pagine lasciano un senso di vuoto senza senso; la stessa fine di Hans pare banale e soprattutto crudele.
Insomma mi sarei immaginato un finale più “lieto” anche perché alla nostra protagonista non rimane più nulla; si c’è l’incontro con la nonna, ma quanto può bastare? Sì, c’è l’eredità del padre da difendere, e la ricostruzione, ma dopo gli avvenimenti finali Vaol pare distaccarsi da tutto. Dopo tutte le persone care perse, addirittura mi sorprendo che Vaol non sia svanita ma probabilmente la sua forza di volontà supera gli ostacoli delle perdite subite.

E voglio concludere con Vaol puntualizzando su una cosa. Il temperamento impulsivo di Vaol rende questa protagonista particolare. Durante tutto il libro si possono notare due Vaol, una matura, desiderosa di aiutare la Causa con ogni mezzo, pronta ad aiutare per quello in cui crede; si vede una giovane che in poco tempo matura, mentre l’altra Vaol è più fragile e infantile, insomma meno matura; gelosa e timorosa quando si tratta dell’amore verso Hans o l’amicizia verso gli altri suoi amici. Questa poca maturità che appare in Vaol può non piacere, ma non è sbagliata come immagine che dall’autrice della protagonista. Ricordiamoci sempre che Vaol ha a malapena diciannovenne quando muore, e si ritrova in un mondo totalmente estraneo, è in pochi giorni cambia tutto, anche grazie a lei; sarebbe sbagliato criticare la sua poca maturità, senza pensare a tutto quello che passa e ai tentativi di rimanere legata alla realtà.


In definitiva:





Una lunga spiegazione per un voto positivo; serviva però perché un libro da quattro gufi, per me, per via del finale così cala pur rimanendo un buon libro. Molto particolare e curato in molti casi, molte intuizioni valide nel panorama dove si muove la protagonista, e alcuni alti e bassi che possono starci. Prova positiva che ha avuto bisogno di spiegazioni lunghe perché come ho scritto a inizio recensione, non è il solito romanzo, non è generalizzabile e seppur con una cura, tocca temi molto forti. Un buon lavoro sicuramente.

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