Salve
a tutti lettori e ben trovati a una nuova recensione. Oggi vi voglio parlare di
un libro di Bernard Cornwell, ovvero “Il re d’inverno”, un romanzo di stampo
storico edito in Italia dalla casa editrice Longanesi.
Titolo: Il re d'Inverno
Autore: Bernard Cornwell
Editore: Longanesi
Genere: Storico Fantastico
Saga di Excalibur| pag. 358
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Anno del Signore 480: dopo secoli di dominio romano, la Britannia ha finalmente conquistato l'indipendenza, ma libertà non significa necessariamente pace: forze oscure tramano nell'ombra e i sassoni si sono già impadroniti dei territori a est dell'isola. Il vecchio re Uther Pendragon, il Drago Rosso, è ormai prossimo alla morte, e il suo unico erede legittimo, il nipote Mordred, non è che un bimbo di pochi mesi, nato storpio nel cuore dell'inverno. L'unico in grado di riunire il paese contro i sassoni è Artù, leggendario guerriero detentore della magica spada nella roccia, forgiata nell'Oltretomba dal dio Gofannon e donatagli da Merlino, affinché riporti pace e giustizia nel regno. Un regno che Artù conosce bene: lì ha passato gli anni migliori della sua vita, ha combattuto e si è guadagnato la venerazione dei compagni. Il cammino verso la pace però è costellato di insidie, e quando incontra la bella Ginevra, nobildonna senza più terra né ricchezze, le cose precipitano irrimediabilmente: Artù si ritrova circondato da nemici su tutti i fronti, e sembrano sul punto di infliggere alla Britannia il colpo di grazia...
L’ho letto cosa ne penso:
Il libro “Il re d’inverno”
è il primo della saga Excalibur, una saga a metà tra lo storico e il
fantastico; lo stesso autore alla fine del libro ha aggiunto delle note
storiche nelle quali parla di come abbia cercato di unire il fantastico mondo
arturiano, con fatti realmente accaduti in quel periodo storico; questo primo
libro fa da apripista della storia che noi conosciamo bene con i cicli
arturiani, quindi vediamo cosa, l’autore ha creato per noi.
Cosa mi è piaciuto:
Tra le varie cose che mi
sono piaciute del libro, voglio iniziare con la caratterizzazione storica; chi
ha letto già le mie recensioni, sa come mi concentri molto sulla panoramica
storica, sulla cornice attorno al romanzo, eccetera. Spesso gli autori
esagerano, o peggio non esagerano ma anzi fanno poco per dare forza
all’ambiente attorno alla storia ed è sempre qualcosa di non facile da gestire.
Cornwell riesce a mantenere un certo equilibrio caratterizzando comunque in
modo molto particolare la panoramica storica.
Ciò che di certo all’inizio
lascia il lettore sorpreso è la cruda realtà storica rispetto al tema del
romanzo, ovvero Artù. Siamo abituati, infatti, alle storie arturiane, di eroi,
di sfarzi di eleganza e altre cose simili; l’autore invece ci mostra una Britannia
molto brulla, con usanze pagane che si mischiano a quelle cristiane e con modi
di fare dall’accento molto medievale; non vi è l’eleganza della corte
arturiana, l’onore dei cavalieri come quello dei romanzi cortesi, ma abbiamo
persone che vivono la loro vita al meglio delle loro possibilità, le loro
usanze e le loro superstizioni. Le battaglie stesse o anche i duelli sembrano
sporchi e poco vicini ad altre storie; lo stesso Artù in un duello viene
descritto non come un guerriero impeccabile o incapace di alcun errore, tuttaltro.
Questo “realismo” funziona e da un quadro concreto a tutto il romanzo.
I personaggi di questo
primo libro, non sono solo concreti, ma paiono vivi e pieni di sentimenti,
contraddizioni umane e di sfaccettature che portano Derfel, Nimue, Artù e tutti
gli altri a coinvolgere nella narrazione e nella storia. Il Re di Inverno ci
mostra non solo quindi un mondo “realistico” per quanto questo termine può
essere usato in un romanzo del genere, ma anche dei personaggi realistici;
forse non tutti hanno tanta caratterizzazione, Merlino e Morgana ad esempio, ma
la storia e l’evoluzione di Derfel è incredibile; ampio ben sviluppato e pieno
di potenzialità; ciò vale per molti altri personaggi che non sono solo su un
binario ben delineato e fisso, ma che nel tempo dimostrano di avere pregi e
difetti, e nell’arco narrativo è bello da lettore trovare dei momenti in cui
cede quella maschera romantica del classico ciclo arturiano, mostrando appunto
delle persone nude e crude, che fanno azioni criticabili, che spesso fanno azioni
che sorprendono nel bene e nel male chi legge un libro di questo genere.
Infine un appunto sulle
battaglie. Questo punto potrebbe racchiudersi in ciò che ho detto in precedenza
sul realismo (non usavo questa definizione credo dall’ultimo saggio che ho
recensito) descritto dall’autore, ma vorrei soffermarmi un attimo sulla qualità
degli scontri. Non sono epici, non sono complessi o descritti con una fluenza
incredibile, ma fanno capire la crudezza e la durezza degli scontri in quel
mondo e in quel periodo; scontrarsi contro un muro di scudi pare un suicidio ed
è normale pensare che i veterani non si lanceranno contro il nemico mentre i
più giovani, o i più ubriachi si lanceranno sul nemico a testa bassa,
probabilmente morendo più facilmente. Sorprende la durezza dello scenario, ma
ancora una volta…Cornwell ci lascia qualcosa di reale da leggere.
Cosa non mi è piaciuto:
L’unico vero appunto che
mi viene da fare all’autore è lo stile di scrittura, a tratti lento oppure
disorientante; gli scontri, le battaglie, ma anche alcune fasi della storia
sono troppo lente, non riescono a tenere lo stesso livello della qualità della
storia e dei personaggi detti prima; i primi capitoli della storia sono
rappresentativi di ciò, perché sì sono veramente interessanti per l’atmosfera e
per la caratterizzazione, ma vanno veramente a rilento e hanno reso il romanzo
più pesante da leggere; migliora dopo ma rimane in varie occasioni questa
lentezza.
In definitiva:
Cornwell sfiora veramente
la perfezione, e siamo solo al primo libro della saga di Excalibur. La lettura
è incredibilmente piacevole e l’autore ci mette veramente molto impegno a
rendere la storia appassionante; forse senza reali colpi di scena ma ha tanti
lati positivi, tante qualità che comunque rendono tutto il complesso dell’opera,
un piccolo capolavoro. Un libro insomma da non perdere se interessa l’argomento.
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