oggi vi presentiamo la raccolta intitolata RIDENTE LUCCIOLA, opera realizzata da Francesco Borgia e curata da Andrea Pacilli Editore.
RIDENTE LUCCIOLA
di Francesco Borgia
Andrea Pacilli Editore
89 pagine - 10 euro
"(...) è l'abbandono incondizionato al desiderio e alla verità della poesia, nel proliferare di immagini che ricordano l'intensità di uno dei maggiori urici del novecento, Pedro Salinas, a costituire la cifra di maggior interesse nella poesia di Borgia... Il lettore vi troverà versi di un'energia dirompente, nei quali aprire squarci nell'abisso del proprio sentire (...)" (Luca Benassi).
Recensione a cura di Vincenzo Calò
La delicatezza consiste nello stare appesi al ramo di un
albero qualsiasi della Felicità, e la si dedica a un essere di luce che si
accende e si spegne, spostandosi con leggiadria tra episodi di particolare rilievo,
con vari modi di comprendere la più bella e misteriosa delle emozioni,
auspicando a intensificare pagine da sfogliare decisamente per il bene comune,
senza sprecare alcun respiro.
La forte durevolezza della parola si percepisce come
distaccata, tra il poeta e il lettore, ma nonostante ciò il compimento della
Passione non viene trascurato, e sei libero di lasciarti prendere dalla
malleabilità della forma della parola, così netta e sincera che è un peccato
non farla emergere, alla maniera di esponenti quali Pedro Salinas o Umberto
Saba.
Con una travolgente dinamica scorgi le profondità dei sensi,
ci arrivi, non trasgredendo l’armoniosità di una modulazione cardine, di
frequenza cardiaca, e letteraria di conseguenza; non spodestando il lessico.
Il componimento si rimpicciolisce ma non si sminuisce,
perché l’autore preferisce immaginare degli elementi naturali sferzanti, in
proporzione; e la contemplazione sembra magica stando alle vibrazioni del
Creato, delle sue finalizzazioni che pullulano di quel romanticismo caro a un
Giacomo Leopardi.
Dall’alto, il desiderio di un contatto fatale sembra
divertirsi nel sedurre un atto di fede per volta, già scandito brillantemente.
L’anima è ferma all’effusione compiuta, e ci perdiamo nella
vista accurata, si raggiunge la reciprocità, come prede di riferimenti
infrangibili, universali.
L’intuizione amorevole non cessa mai, smussa i dubbi che ti
fanno precipitare nella solitudine di un gesto affettuoso, sia a caldo sia a
freddo.
La tenerezza viene elaborata d’impatto, risaltata
interiormente, e a fine giornata lentamente si dissolve, nella trasparenza di
una concessione, a purificare l’ossigeno, per non oscurare alcuna illusione
aldilà di tutto.
Bagnati di coscienza, i nervi si assopiscono, e l’istinto
animale volge alla meraviglia, si chiude nella volontà centellinata al
congiungimento delle stelle, con le aridi sospensioni terrene.
“d’acqua brucerai
l’incendio”.
Vicini come lontani, con una complicità spoglia, un’intimità
straordinaria, che ottenebra per risuonare al naturale perennemente.
Al ritorno della Luna, accade che l’umanità diventa
indispensabile, va oltre l’immaginario con piacere, profuma le correnti.
I limiti vengono lambiti apertamente dal mutismo generico, e
non puoi fare altro che spaziare in un cenno d’intesa, flebile dovendolo
confessare, ma mai in malafede.
Il dolore di un uomo si accentua se nulla si muove.
La dipendenza dall’amore si realizza di riflesso, con le
vite che si fondono per navigare allo spuntare del Sole, senza mai fermarsi, le
ovvie paure di sbagliare e generare sconvenienza; puntando sensibilmente in
alto, trascinati dal piacere di andare incontro alla bellezza, da un vento di
pensieri.
L’anima tormentata riconduce al pudore confidenziale,
all’incredibile quiete facente scuotere gli astri, e nel buio della maturità
avverti l’intoccabile presenza di un moto consequenziale, con la pelle sinonimo
d’approdo e la fede disciolta nell’unicità d’intenti.
Cogli, nel cambiamento delle prospettive, il debellamento
della soavità di un contatto, che appartiene rigorosamente all’altra metà;
l’energia sa ora di peccati di cui accorgersi di slancio, come a rifiorire
speranzosamente, liberamente, per non accontentarsi di una sola relazione, non
facendo trapelare alcuno stato d’animo, rigettando nell’ignoto quanto offerto,
ossia l’altrove che si lascia comunque possedere per smussare il disagio
globale, e rimanere nuovamente attratti da una Lei.
Miri la timidezza racchiudibile in una destinazione
irrefrenabile ed esterna alla dimensione che occupi; l’altalenante bisogno da
rendere suggestivo, benevolo, una volta scaricati dal trend giornaliero,
costatando la disperazione da ricomporre al tatto, la falsificazione della
passione da incutere.
Ci si vede allora immotivati e pertanto imprescindibili,
abbiamo un aspetto derivato dall’osservazione spasmodica, che contiene
minuscole solitudini da collegare nel firmamento, in mobilitazione, per
l’eternità che si scopre senza mai deludere, per l’ambizione da degustare,
dolceamara e impossibile da proibire.
“gli occhi suoi sono senza perché
perché sono amore”.
Sì, l’amore è un principio d’iniziativa da surriscaldare, a
costo di capire più nulla, di bruciare apparendo fenomenali, per tornare a
dormire come fanno i bambini, senza preoccuparsi del cielo che si copre.
Questo poeta è un regalo che non si smette mai di scartare,
per non dover banalizzare uscendo sempre allo scoperto; la sua decantazione
spicciola e nient’affatto aggressiva del sentimento somiglia a quella di Aldo
Palazzeschi, con quell’angoscia che corrisponde al richiamo sessuale,
necessario per sentirsi di stare insieme con una persona.
Stare bene vuol dire affidarsi a storie d’amore che devono
pur cessare, con una lei che sboccia incontrastata, che ti annienta le riserve
dominando un chiaro legame da custodire essendo disincentivato per dover
sopravvivere come degli inguaribili materialisti.
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